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Riordino Comunità montane, Giuseppe De Mita: «Dotiamole di competenze». Guarda lo Speciale Video

Pubblicato in data: 17/11/2010 alle ore:10:50 • Categoria: Politica, Video interviste, UdcStampa Articolo

“Ipotesi di riforma delle Comunità Montane”, è questo il tema dell’incontro che si è svolto ieri sera presso il centro sociale “Pasquale Campanello” di Torrette di Mercogliano (Av).

Alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali e di enti locali, ma anche di moltissimi dipendenti ed operai idraulico-forestali delle comunità montane irpine, è stato fatto il punto della situazione rispetto ad una vertenza che negli ultimi mesi è cresciuta in termini di difficoltà per il mancato pagamento delle spettanze arretrate ed anche per una condizione di incertezza che sembra investire l’intero comparto e l’intera governance della montagna in Campania.

Dopo i saluti del sindaco di Mercogliano, Massimiliano Carullo, ci sono stati gli interventi di Mario Marino, Presidente della Comunità Montana Terminio Cervialto, di Giuseppe Di Milia, Presidente della Comunità Montana Alta Irpinia, di Tommaso Saccardo, Presidente delle Comunità Montana Partenio – Vallo Lauro, di Carlo Colarusso, segretario regionale della Fai Cisl, e dell’onorevole Pietro Foglia, consigliere regionale dell’Unione di Centro.

Le conclusioni sono state affidate all’onorevole Giuseppe De Mita, Vice Presidente della Giunta Regionale della Campania.

“Quella di stasera – ha commentato Massimiliano Carullo, primo cittadino di Mercogliano – rappresenta la conferma di un’assunzione di responsabilità da parte di una forza politica che vede nel Vice Presidente Giuseppe De Mita il suo riferimento istituzionale. Vogliamo concorrere alle migliori soluzioni per dare speranza alle comunità montane che rappresentano un riferimento certo per la tutela del territorio”.

A seguire l’analisi di chi è impegnato sul campo e che da vicino vive le difficoltà che oggi incontrano le comunità montane.

“Negli anni – ha esordito Giuseppe Di Milia, presidente della comunità montana Alta Irpinia – abbiamo raggiunto il traguardo della stabilizzazione che ha dato certezza di uno stipendio a circa duemila lavoratori. Adesso però ragioniamo d’altro, di uno Stato centrale che pensa di tagliare finanche le tredicesime alle forze dell’ordine. La Regione Campania finora ha trasferito quasi il trenta per cento delle risorse rese disponibili e finora siamo andati avanti con le anticipazioni. Chiediamo al consiglio regionale di farsi carico di questo problema. Così come chiediamo all’Uncem di realizzare con maggiore nettezza quale fase di difficoltà stiamo vivendo”.

“La situazione è davvero drammatica – ha iniziato così il suo intervento Mario Marino, presidente della comunità montana Terminio Cervialto – Oggi si mette anche in discussione l’esistenza stessa delle comunità montane. Per me devono esistere, ma adeguandone i compiti e le funzioni alle moderne esigenze. La nostra è una montagna povera, ma nel nostro contesto salvaguardare la montagna significa salvaguardare tutta l’Irpinia. Bisognerebbe tornare ad avere quelle funzioni che ci sono state tolte con il tempo”.

“La legge regionale del 2008 – ha dichiarato Tommaso Saccardo, presidente della comunità montana Partenio – Vallo Lauro – rappresenta la peggiore delle riforme ipotizzabili. Una riflessione più ampia è necessaria prima di commettere qualche altro errore. Nell’immediato è necessario sbloccare i fondi, questo come priorità del momento. A più ampio raggio, invece, il confronto è necessario, anche ascoltando i territori, come non è accaduto nel 2008 rispetto alla legge presentata allora dall’onorevole Valiante”.

Novità dal consiglio regionale e dalla commissione bilancio sono state portate all’attenzione della platea da Pietro Foglia, consigliere regionale dell’Udc.

“Abbiamo affrontato già in altre occasioni – ha dichiarato – il problema della legge di riordino. Le ipotesi sono molteplici. Certo è che dovremmo arrivare ad una legge che affronti la questione dal punto di vista strutturale. Il riferimento normativo di oggi non stabilisce le funzioni specifiche delle comunità montane”.

Inoltre, Foglia ha dato notizia dell’emendamento presentato ed accolto per risolvere la questione delle spettanze arretrate del personale cosiddetto “amministrativo” degli enti montani, una vicenda che in Irpinia interessa circa 150 unità lavorative. A breve ci potrà essere, dunque, lo sblocco dei fondi.

In chiusura il Vice Presidente della Giunta Regionale della Campania, Giuseppe De Mita.

“Non vorrei che mutuassimo un atteggiamento, quello che si interviene rispetto ad una vicenda, ad una difficoltà con l’intento di autocelebrarsi. Come a far passare il messaggio che il non intervento rappresenti la normalità. Certo è che in questa vicenda la cronologia degli eventi dice che le responsabilità vanno ascritte in maniera più articolata. Il ragionamento dovrebbe essere più sistemico. Bisogna partire dalla situazione esistente che ha una sua radice storica. Non è per distrazione che non si pagano gli stipendi, c’è una difficoltà oggettiva”.

Archiviata la questione relativa al 2010 – a breve ci sarà la disponibilità della restante parte dei 111 milioni di euro in precedenza impegnati per le comunità montane – bisognerà pensare al futuro. E la logica che il Vice Presidente De Mita intende affermare è quella della sostenibilità locale come stella polare nella riorganizzazione dei servizi pubblici.

“Non abbiamo voluto fare – ha continuato – e questo è uno dei meriti che andrebbe ascritto a questa giunta regionale, del giustizialismo politico. Ma abbiamo la necessità di avviare un riordino del sistema”. E lo schema che l’onorevole De Mita immagina passa per tre step: “Bisognerà individuare le funzioni. A seguire certificare la copertura economica. E, infine, individuare il soggetto istituzionale che può svolgere le funzioni in oggetto. E’ l’unica strada percorribile per uscire dall’empasse di oggi”.

Dunque, una riforma che sia strutturale e che ascolti il territorio. E’ questo un suggerimento che l’onorevole De Mita dà al tavolo tecnico che già si è istituito presso la Regione Campania. E cioè quello di ascoltare i presidenti oggi in carica e quei soggetti che sul campo hanno maturato esperienza sul terreno della governance della montagna.

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Una Risposta »

  1. Il discorso dell’On.le De Mita è assolutamente di qualità, accettabile ed anche condivisibile. Diverse però possono essere le chiavi di lettura della parte sostanziale di quanto affermato. Quello che si capisce, in parole un po più semplici, è che bisogna 1) definire le funzioni; 2) trovare i soldi; 3) “Individuare il soggetto istituzionale che può svolgere le funzioni in oggetto”. Questo, pure lo sapevamo! L’On.le De Mita, persona che quando usa le parole non lo fa a caso, parlando di “….soggetto istituzionale” sembra si riferisca ad uno e non a più soggetti istituzionali che sul territorio debba svolgere le funzioni deputate. Il problema, oggi, è quello che sul territorio queste funzioni vengonono svolte da più soggetti (province, comunità montane, parchi regionali e, per certi aspetti anche dagli stessi comuni). La soluzione prospettata dalla normativa tanto temuta cioè di passare le competenze solo ad uno di questi soggetti : le province, è comunque una riforma strutturale che, come quella dell’On.le De Mita, prevede la riduzione dei soggetti competenti sul territorio “…una riforma che sia strutturale…” . In definitiva stiamo scoprendo l’acqua calda: o si passano le competenze delle comunità montane, ma anche dei Parchi Regionali – altro doppione-, alle province (caricandole di ulteriori funzioni per scongiurarne la soppressione, tanto richiesta a livello nazionale), oppure, viceversa sarà l’Ente comunità montatna ad assorbilre tutte le competenze necessarie a giustificarne la sopravvivenza. Praticamente, quantunquemente e democristianamente, il gioco delle tre carte non ce lo fanno più fare: ci sono i nordici….! C’è stato un bel periodo per il sud e per l’intera nazione, quando il Governo Nazionale non stava a nord del po ma a sud del tevere. Allora si realizzarono i poli industriali nel sud, con migliaia di posti di lavoro (per citare solo quelli vicino a noi :San Marco E. – Marcianise, Giugliano, Napoli Est, Pozzuoli, Siemmens di S.M.C.V., insediamento chimico nel frosinate (opera magna del Grande Vecchio), etc. etc. etc.) oggi chiusi con gli operai in C.I. o mobilità. Ci fu la Legge 285 che sistemò una generazione consentendo ai giovani di allora di non espatriare. Siamo alla resa dei conti, l’On.le De Mita fa bene a cercare di salvare il salvabile, poi siamo in campagna elettorale per le prossime amministrative che serviranno a scaldare i muscoli per le politiche subito dopo. Tutto fa brodo! Ma se non cambiano i rapporti di forza chi imporrà l’inversione di tendenza? Nessuno è senza colpa, la deriva è stata accompagnata e favorita da tutti, meglio riconoscere le proprie colpe che forzare l’oblio; il popolo ha la memoria lunga, non perdonerebbe. E’ piaciuto a tutti scippare il potere ai partiti, alle sezioni, alla gente. Tutti si sentivano liberi e felici di fare le liste a Roma ( e si è visto dove siamo andati a finire : nel puttanaio. ), coperti da quella legge elettorale che nessuno poteva definire meglio di chi la pensò. Adesso si deve ripartire dal basso, dai congressi, dalle sezioni; ma bisogna essere credibili…! Ma oggi la credibilità è merce rara! Buon Lavoro

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