Servizi sociali, la rivolta dei sindaci irpini contro i tagli regionali. Guarda il Fotoservizio e lo Speciale Video
Pubblicato in data: 30/12/2011 alle ore:10:30 • Categoria: Attualità • Stampa ArticoloUn patto tra Istituzioni politiche, religiose, rappresentanze del terzo settore e organizzazioni sindacali per fronteggiare il rischio concreto di una provincia senza più assistenza sociale. Un documento recante in calce la firma di 105 sindaci su 119 comuni con proposte concrete che questa mattina sarà consegnato al governatore Stefano Caldoro, alla Giunta e al Consiglio regionale alla vigilia del voto sul bilancio, dal primo cittadino di Mercogliano, Massimiliano Carullo. E’ quanto sottoscritto ieri dai sindaci irpini nell’auditorium della scuola media Dorso di Mercogliano nell’incontro promosso da Carullo che spiega: «Le tantissime adesioni rappresentano la migliore risposta forte e compatta dell’Irpinia virtuosa che vuole dare forza e dignità al sociale. Come sindaci non ci arrenderemo perché la nostra provincia sulle politiche sociali non può fare passi indietro. La Regione ha il dovere di sviluppare le risorse rispetto a piani d’ambito virtuosi come quelli irpini». Tra le richieste nel documento che arriverà sul tavolo regionale quella dell’erogazione con urgenza delle risorse già assegnate ed in sospeso, rivalutare i fondi a favore delle fasce deboli per restituire dignità alle politiche sociali.
Nell’assemblea di ieri tanti i volti di operatori e volontari impegnati quotidianamente, tra mille difficoltà e tagli, nell’assistere le persone più bisognose. C’è don Vitaliano della Sala, Franco Fioretti (Centro Aprea di Atripalda), Antonietta Visconti (Centro servizio volontariato) il presidente del Consorzio A4 Spiniello e quasi tutti gli amministratori irpini. Per il sindaco di Avellino, Pino Galasso, che loda l’iniziativa, è il momento di andare oltre le appartenenze politiche e le etichette di partito «nell’interesse del territorio perché da gennaio con l’entrata in vigore della manovra finanziaria si allargherà ulteriormente la fascia di povertà». Una prospettiva non felice quella che vede il sindaco del capoluogo. Da qui la necessità di dar vita ad «un’organizzazione diversa di tutela delle fasce più deboli che si ritrovano tra l’incudine ed il martello» partendo da uno screening dei bisogni «per non disperdere le forze aprendo un rapporto di collaborazione con la Regione» salvaguardando al contempo coloro che operano nel settore «che non possono lavorare a costo zero».
Uno sciopero generale è invece la proposta lanciata dal sindaco di Nusco, Giuseppe De Mita, che invita a superare le divisioni: «la nostra provincia è sotto attacco e ci apprestiamo ad un anno difficilissimo con la Regione e lo Stato che tagliano i fondi, facendo pagare la crisi a chi ha sempre pagato. Perciò ci vuole una risposta forte, o questa provincia si unisce o saremo travolti. Bisogna puntare i piedi con forza contro una Regione che già ci ha mortificato con la soppressione degli ospedali. Perciò ci vuole una grande mobilitazione ad Avellino, uno sciopero generale per farci sentire fino a Napoli verso un governatore che mi onoro di non aver votato. Una protesta legittima per chiamare la classe politica alle proprie responsabilità».
Tante le testimonianze degli operatori del terzo settore che evidenziano le difficoltà nel dover operare senza essere pagati. «E’ stato un anno difficilissimo – afferma Salvatore Carratù, presidente del Piano di Zona sociale A6 – perché abbiamo dovuto operare senza ricevere neanche una lira dalla regione, dovendo ricorrere a continue anticipazioni di cassa da parte delle banche. Non è giusto che una provincia sempre accorta debba pagare le disfunzioni di altre province».
Carlo Mele (Caritas Diocesana) lancia invece l’allarme povertà «non si può essere così ciechi e pensare allo sviluppo del territorio lasciando da parte i più deboli. La chiesa non si può sostituire e le Istituzioni derogare». Adesione convinta anche dal mondo sindacale, con la presenza dei segretari provinciali della Cisl ed Uil, Mario Melchionna e Franco De Feo, e dei delegati Adele Giro (Cgil) e Ornella Pretillo (Ugl). Duro il j’accuse di Melchionna alla classe politica: «Ci hanno chiuso la Fiat, gli ospedali, ci portano i rifiuti, ci rubano l’acqua mentre i nostri rappresentanti in consiglio regionale stanno zitti con Caldoro. Perciò quest’iniziativa è lodevole, c’è bisogno di un patto sociale tra tutti gli attori. Quando come sindacato il 12 dicembre abbiamo manifestato davanti alla Prefettura, non ho visto sindaci e politici».
Richiamare la politica alle proprie responsabilità sostiene anche il segretario De Feo. A portare la vicinanza della chiesa don Sergio Melillo «perché i nuovi poveri non possono essere messi in un angolo ma hanno bisogno di solidarietà vera».
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