Domani a Montevergine presentato alla stampa il dipinto restaurato di Mamma Schiavona
Pubblicato in data: 13/6/2012 alle ore:17:07 • Categoria: Attualità • Stampa ArticoloDomani giovedì 14 giugno 2012, alle ore 11.00, nella Sala del Capitolo dell’Abazia di Montevergine, sarà presentato in anteprima alla stampa il restauro del dipinto su tavola di Montano d’Arezzo raffigurante la Maestà , storicamente e tradizionalmente conosciuto come Madonna di Montevergine o Mamma Schiavona.
Interverranno: Maura Picciau- Soprintendente Bsae di Salerno e Avellino; Padre Umberto Beda Paluzzi- Abate Ordinario di Montevergine; Giuseppe Muollo- Storico dell’ Arte – Soprintendenza Bsae; Padre Riccardo Luca Guariglia-Responsabile Beni Culturali dell’Abbazia; Patrizia Polonio Balbi- Restauratrice. L’appuntamento con la stampa, durante il quale la grande opera restaurata dalla Soprintendenza ai Bsae di Salerno e Avellino sarà già visibile, precede di qualche giorno la ricollocazione ufficiale della Maestà nel suo contesto originario.
Dopo oltre 50 anni, infatti, il prossimo 25 giugno, l’icona verrà presentata al pubblico all’interno della cappella antica. Con il ritorno del dipinto sull’altare della cappella antica sarà possibile godere della visione ravvicinata di un’opera d’arte d’inestimabile valore storico, tra le più interessanti nel panorama culturale dell’Italia meridionale della fine del XIII secolo, frutto della donazione di casa d’Angiò al monastero di Montevergine, appositamente concepita da Montano d’Arezzo per quella struttura architettonica. La Soprintendenza ai Bsae di Salerno ed Avellino ha accolto favorevolmente la richiesta del Capitolo abaziale, ritenendo che lo sradicamento dell’opera dal contesto per il quale era stata ideata e nel quale nel corso dei secoli si era storicizzata, oltre che metodologicamente errato, è risultato negativo per la tutela e la valorizzazione del bene. Prima dell’odierno restauro, infatti, a causa della sua collocazione difficilmente ispezionabile, per oltre 50 anni quindi, l’icone non era stata mai sottoposta ad alcun intervento di manutenzione, né di monitoraggio dello stato di conservazione. Le indagini diagnostiche effettuate, propedeutiche allo spostamento, hanno confermato il bisogno di un intervento di restauro conservativo, oltre che estetico.
Le operazioni di smontaggio della tavola, di restauro e di ricollocazione sull’altare della Cappella Imperiale sono state condotte dalla restauratrice Patrizia Polonio Balbi, sotto la guida del dott. Giuseppe Muollo della Soprintendenza BSAE di Salerno e Avellino. Nel corso del restauro l’immagine, liberata dagli strati di ridipinture e sporco, è emersa nella sua grande bellezza rivelando forme, colori e particolari celati nel tempo. Il viso della Vergine ha ripreso il suo roseo incarnato, gli occhi oblunghi la loro capacità di seguire con lo sguardo il fedele, il mantello il colore blu dato da Montano, gli angeli turiferari le loro forme sinuose.
La Maestà aveva già subito un importante restauro, nei laboratori del Museo di Capodimonte a Napoli, tra il novembre 1960 e il maggio 1961, al termine del quale l’immagine aveva trovato collocazione nella nuova basilica, costruita in risposta all’esigenza della Comunità Verginiana di aumentare la capacità ricettiva in ragione del costante incremento, sin dai primi anni del Novecento, del numero dei pellegrini e dei devoti della Madonna, anche grazie anche alla costruzione della strada carrozzabile che rendeva più agevole l’ascesa al monte. La nuova chiesa, progettata nel 1947 dall’architetto romano Florestano di Fausto innestando le nuove fabbriche sull’asse trasversale della preesistente chiesa romanica, fu ultimata nei primi anni Sessanta e culminò con il trasferimento dell’icone e quindi del culto alla Madonna e della liturgia nell’edificio moderno. La ricollocazione della Maestà di Montevergine nella Basilica antica è stata voluta dall’abate di Montevergine, dom Umberto Beda Paluzzi, per ridurre la grande distanza spaziale che separava i pellegrini dal dipinto.
L’icone, per tradizione immagine sacra e miracolosa, era infatti situata sull’altare maggiore a circa 20 m dal piano di calpestio. Con l’attuale collocazione, la Comunità Verginiana ha ravvisato, inoltre, la necessità di distinguere il luogo del culto, dedicato alla meditazione e alla preghiera, dal luogo delle celebrazioni eucaristiche.