Rendiconto 2011 ed esenzioni Imu, gli interventi di Carmine Matarazzo (Pdl) in consiglio comunale
Pubblicato in data: 30/11/2012 alle ore:13:16 • Categoria: Politica, Pdl • Stampa ArticoloEsame proposta approvazione Rendiconto 2011 e proposta di delibera sulle esenzioni IMU del consigliere Carmine Matarazzo per il gruppo Patto per Mercogliano – Pdl. Ecco gli interventi in aula:
Le dichiarazioni di assenso sui dati del rendiconto 2011 confermano come questa maggioranza consiliare che ci ascolta e la Giunta comunale che propone lo strumento contabile in esame, amino interpretare e divulgare la storia del loro operato politico calandosi in una dimensione onirica; e pertanto, a noi, forze di opposizione, spetta il compito, tanto duro quanto intellettualmente onesto, di favorirne il risveglio, ora più che mai necessario. Vogliamo ricordare a voi tutti, caso mai fosse necessario, che l’approvazione del rendiconto consuntivo 2011 come dispone la legge, ovvero l’art. 227 del Testo Unico enti locali D.lgs 267/2000, doveva avvenire entro il 30 aprile u.s., quindi nei termini di legge; anche il Ministero dell’Interno, Dipartimento Finanza Locale, con circolare n.6 del 6 aprile 2009, ha testualmente chiarito che “l’approvazione del rendiconto entro i termini di legge è un adempimento di assoluta rilevanza nella gestione amministrativa e contabile”; non va poi sottaciuta l’importanza della comunicazione prefettizia in merito, già oggetto di opportune interrogazioni.
Il settore economico finanziario è quello in cui marcatamente si registrano gli effetti dell’insufficienza dell’azione politica di questa amministrazione, svelando ora più che mai lo scarto tra la progettualità di facciata e la concretezza e raggiungibilità dei risultati.
Ci riferiamo alle previsioni contenute nel Programma delle Opere Pubbliche approvato per l’anno 2011.
Ebbene, di tali opere nulla è stato realizzato.
Oltre a ciò, sussistono forti rischi di revoca dei finanziamenti statali o regionali alle opere pubbliche c.d. “lumaca”, di cui l’esempio più evidente è sempre lo stesso: il Campo di Calcio. I lavori pubblici beneficiari di contributi statali o regionali ecc. che non iniziano o non sono motivatamente conclusi nei tempi previsti, possono essere ‘definanziati’; in altri casi, i cospicui mutui accesi per la realizzazione di opere definite di primaria importanza (PIP) dovranno essere restituiti, generando uno squilibrio nei conti finanziari dell’Ente. Eppure è ormai palese e noto a tutti che quest’opera che pervicacemente ritenete utile al sistema produttivo sarà il colpo di grazia che assesterete al paese, fosse solo per la irrealizzabilità del suo progetto in termini finanziari.
Meglio sarebbe rinunciare all’ottimismo astratto, per riscoprire, con semplicità e coerenza, le vere esigenze quotidiane di servizio, di sostegno e di attenzione ai cittadini, a cui un’amministrazione locale costruttiva ed efficiente deve saper dare le giuste risposte.
L’analisi del rendiconto 2011 non indica né prevede un’inversione di tendenza rispetto all’andamento degli anni passati: evasione incontrollabile o volutamente incontrollata, spesa pubblica inefficiente ed inefficace, azione amministrativa evasiva ed elusiva nella gestione economico-finanziaria dell’ente, omissione di controllo sulla spesa del personale.
La causa dei mali economici e finanziari del comune è riconducibile alla solita prassi di questa amministrazione in carica di prevedere la sopravvivenza degli equilibri di bilancio attraverso misure non idonee, quali la vendita dei beni patrimoniali dell’ente, e la valutazione di residui attivi poco rispondenti alla realtà seppur giuridicamente ammissibili; azione, quest’ultima, già più volte denunciata dall’opposizione, che tuttavia nulla ha potuto in relazione al perenne deficit di cassa, che ci sta indirizzando verso una catastrofe economica senza precedenti: il riferimento è comprovato documentalmente e sinteticamente dall’allegato B agli atti del rendiconto (certificazione dei parametri obiettivi ai fini dell’accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario codici 50040 e 50090). Il ritardo con cui oggi giungiamo all’esame del rendiconto 2011 ci consente però nostro malgrado di misurare la portata dell’azione amministrativa che state imponendo alla collettività e spieghiamo perchè.
Le rosee prospettive che lasciate percepire per il futuro sono frutto dei sacrifici economici abnormi cui sottoponete i cittadini contribuenti. Infatti, la panacea di tutti i mali è per voi l’Imu, dimentichi del fatto che le aliquote applicate sono pressoché pari a quelle di un comune capoluogo o di aree della regione ove la reddditività immobiliare ed il valore patrimoniale degli immobili sul mercato reale è di gran lunga superiore, se non doppia, a quella del Comune di Mercogliano. Senza omettere poi che a fronte di contribuzioni così elevate, i servizi erogati alla collettività in ordine al decoro ed alla fruibilità delle infrastrutture essenziali, quali la viabilità ed i servizi a supporto delle utenze abitative e commerciali, sono pari allo zero. Risalta con ogni evidenza ad esempio che le spese per la manutenzione ordinaria delle strade sono pari a soli € 21.000,00, e quelle straordinarie (comprensive della cartellonistica stradale, segnaletica ecc.) sono pari ad € 20,000.00. L’unico settore in cui la spesa è in costante crescita è quello dell’area sociale: convinti che tale attività sia fattivamente giustificata dalla incombente emergenza socioeconomica e dal particolare momento di economia recessiva che viviamo, riteniamo in ogni caso che vada rivista la modalità di erogazione dei sussidi; in particolare, la spesa per attività di sostegno al reddito tra contribuzioni al PDZS e interventi diretti dell’ente è pari a circa € 200.000,00, che vengono assegnati a seguito di istruttoria e controlli interni. Eppure, nel rispetto dei principi di trasparenza ed equità, tali sussidi dovrebbero essere assegnati sulla base di un bando pubblico; parte delle risorse, poi, dovrebbero essere destinate alle emergenti esigenze di tipo imprevedibile. Ciò anche al fine di soddisfare le continue richieste di chiarimenti che pervengono agli scriventi consiglieri in relazione alle istanze di cittadini esclusi o ignari delle modalità di accesso a tali risorse di sostegno del reddito, erogate spesso a vantaggio di altri più ravveduti e furbi e prescelti intuitu personae, al di là di regole e parametri predeterminati.
Da un esame formale degli atti rileviamo poi che mancano le determine dei dirigenti in relazione al riaccertamento dei residui. Tornando indietro con la memoria, constatiamo che per errata prassi in passato era la giunta che riaccertava i residui; oggi invece, a quanto è dato sapere, tale attività viene compiuta con grande spirito di abnegazione dal Responsabile del Settore Finanziario, mentre, a parere di chi scrive, l’attività in parola è di competenza esclusiva dei dirigenti di settore che devono motivare le cause di permanenza o annullamento dei residui attivi e passivi iscritti nell’odierno rendiconto. Difatti, solo a titolo di esempio, nel titolo VI del rendiconto sono appostati residui da entrate da servizi per conto di terzi (€ 132,852,57 per ritenute erariali, € 608,463,03 per rimborso spese per servizi conto di terzi), che sebbene riequilibrati dalle competenti voci del titolo IV delle spese, lasciano ritenere che è compromessa la situazione complessiva di bilancio con ogni conseguenza in tema di veridicità dello stesso. La qual cosa, concorderete, ha effetti anche nella valutazione degli indici di bilancio.
Volendo continuare, non possiamo omettere le nostre gravi perplessità in ordine agli appostamenti di bilancio per entrate tributarie categoria 2 (TARSU) e relativo accertamento per complessivi € 4.968.300,93: il 50% di tali somme è imputato a residui provenienti da una moltitudine di annualità non riscosse; il restante 50% è rappresentato da entrate di competenza, che, ad un semplice un raffronto logico, lasciano presumere una sproporzione in eccesso di tale secondo dato, tenuto conto che l’ammontare da riscuotere in un solo anno non può essere matematicamente pari a quello del non riscosso nell’arco di almeno un quinquennio. Se poi valutiamo la riscossione dei residui per l’anno 2011, rileviamo che la stessa è pari solo all’8% dell’importo accertato; mentre, per le entrate di competenza, la riscossione risulta pari al 50%. Se a tale ultima percentuale si sommano le riscossioni effettuate nell’anno 2012 in virtù della rateizzazione dei pagamenti, l’importo totale incamerato per la sola annualità 2011 è stimabile nella misura del 70% della misura iscritta. Tale ammontare, così individuato, è già di per sé sufficiente a coprire parte dell’esposizione debitoria patita nei confronti delle società gestrici dei servizi di raccolta e smaltimento, A.S.A. e Irpiniambiente. Per brevità, si rimanda all’esame delle vicende che interessano tali società, con le quali il nostro ente ha avuto fitti contatti per individuare la consistenza dei debiti, che ormai sono noti a tutti per il loro elevato ammontare. Ciò lascia ritenere che la necessità di ricorrere ad iscrizioni di entrate, seppur accertate, così elevate, è una imposizione contabile puramente virtuale indotta dall’esigenza di mantenimento degli equilibri di bilancio. E pertanto, l’appostamento di questi 5mln di euro circa, con molta probabilità parzialmente inesigibili almeno per la metà, consente in definitiva di opinare che anche quest’anno il rendiconto del nostro ente chiude con notevole disavanzo travestito con opportune cautele contabili in un avanzo solo teorico.
Da ultimo, le recenti disposizioni legislative che limitano di fatto la possibilità di affidare in concessione la riscossione dei tributi, comportano la necessità urgente di organizzare l’espletamento di tale servizio utilizzando le risorse interne. A tal proposito, si propone di istituire una commissione consiliare con l’incarico di costituire una short list di professionisti cui affidare i mandati di riscossione con la modalità della ingiunzione fiscale.
Non possiamo poi omettere di ribadire che il bilancio fornito in esame è di tipo sintetico, che ci costringe come sempre a richiedere di volta in volta all’ufficio il dettaglio dei conti, con tutte le complicazioni del caso, gli affanni e la perdita di tempo dei dipendenti comunali; eppure il bilancio analitico potrebbe essere inviato a tutti i consiglieri anche a mezzo PEC.
Occorre poi nuovamente rilevare che la società partecipata dall’ente, la Mercogliano Servizi srl, ha esibito un bilancio d’esercizio per l’anno 2011 privo di nota integrativa, che evidenzia un utile di circa € 7.000,00. Pur in assenza della citata nota integrativa, è possibile osservare che tale utile è il frutto dell’appostamento di ‘ricavi’ per € 258.000,00, di cui una porzione proviene dalla concessione gratuita, da parte del Comune alla società Mercogliano Servizi, di una serie di aree di parcheggi a pagamento, che desta non poche perplessità sulla legittima applicazione del contratto di servizio tra l’ente e la partecipata, con ogni conseguenza sulla possibilità stessa di legittima permanenza in vita della partecipata. Il tutto, poi, a voler tacere di altre anomalie, quali la concessione da parte della Mercogliano Servizi dei parcheggi a terzi, nonché il mancato rinnovo delle sue cariche sociali, che da tempo permangono in un ingiustificato regime di prorogatio.
Infine, il citato affidamento dei parcheggi, come detto in regime di gratuità per l’ente, che nulla incassa da tale gestione, si traduce in un onere per il Comune, che avrebbe dovuto essere iscritto nel conto economico alla voce 19 ‘C’ (proventi ed oneri da aziende speciali e partecipate).
Per tutte le ragioni dianzi esposte e per le altre quotidianamente poste all’attenzione della Giunta e dei componenti del Consiglio, il gruppo ‘Patto per Mercogliano – P.D.L.’ esprime voto contrario all’approvazione del rendiconto in oggetto.
__
In ordine alla proposta di delibera sulle esenzioni IMU, si segnala che, come evidenziato nella nota ministeriale del 13.11.2012, prot. n. 24836, tale esenzione riguarda non solo i fabbricati rurali classificati catastalmente in categoria D/10, ma anche quelli che, pur non classificati in D/10, rientrano nelle fattispecie di cui all’art. 9, comma 3bis, DL n. 557 del 1993, secondo cui:
“Ai fini fiscali deve riconoscersi carattere di ruralità alle costruzioni strumentali necessarie allo svolgimento dell’attività agricola di cui all’articolo 2135 del codice civile e in particolare destinate:
a) alla protezione delle piante;
b) alla conservazione dei prodotti agricoli;
c) alla custodia delle macchine agricole, degli attrezzi e delle scorte occorrenti per la coltivazione e l’allevamento;
d) all’allevamento e al ricovero degli animali;
e) all’agriturismo, in conformità a quanto previsto dalla legge 20 febbraio 2006, n. 96;
f) ad abitazione dei dipendenti esercenti attività agricole nell’azienda a tempo indeterminato o a tempo determinato per un numero annuo di giornate lavorative superiore a cento, assunti in conformità alla normativa vigente in materia di collocamento;
g) alle persone addette all’attività di alpeggio in zona di montagna;
h) ad uso di ufficio dell’azienda agricola;
i) alla manipolazione, trasformazione, conservazione, valorizzazione o commercializzazione dei prodotti agricoli, anche se effettuate da cooperative e loro consorzi di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228
l) all’esercizio dell’attività agricola in maso chiuso”.
Pertanto, la proposta di delibera va integrata, nella parte in cui dispone l’esenzione IMU per i fabbricati in cat. catastale D/10, con l’aggiunta dei fabbricati di cui al citato art. 9, comma 3bis, DL n. 557/1993.
Si segnala inoltre che nel regolamento comunale sull’IMU, all’art. 9 (Esenzioni e altre forme di Agevolazione), comma 5, si è prevista l’esenzione per “i terreni agricoli ricadenti in zona montana o di collina delimitate ai sensi dell’art. 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984, recepita dalla Comunità Montana del Partenio con nota prot. n. 1649 del 19 maggio 1993, contenente l’elenco diviso per fogli catastali delle particelle in questione”: in proposito si richiedono i dovuti chiarimenti, tenuto conto che le aree di cui all’art. 15, L. n. 984 del 1977 vanno individuate non già dalle Comunità Montane, ma con decreto ministeriale, e, più precisamente, del Comitato interministeriale per la politica agricola e alimentare.