Referendum, Renzi da Avellino: «Cambiamo l’Italia, non lasciamola in mano a chi sa solo dire di no». FOTO
Pubblicato in data: 27/10/2016 alle ore:17:36 • Categoria: Politica • Stampa ArticoloMatteo Renzi infiamma il Teatro Carlo Gesualdo di Avellino. Dopo l’incontro in Prefettura con i sindaci della provincia, il premier ha fatto il suo ingresso sul palco tra applausi. Esalta le eccellenze dell’Irpinia puntando «sulla qualità dell’agroalimentare – in particolare pasta, olio e vino – Made in Italy» possibile solo a patto e condizione che si rottami la cultura della «lamentala e del piagnisteo e proviamo finalmente a costruire occasioni: abbiamo uno spazio di crescita pazzesco se solo ci mettiamo insieme. Io credo che la storia più bella dell’Italia sia il suo futuro ma per essere protagonisti del futuro non basta ricordarsi del passato altrimenti rischiamo di essere semplicemente un museo. Noi siamo il Paese che può coniugare insieme bellezza, qualità, intelligenza e valori».
Quindi affronta il tema della riforma costituzionale. «L’hanno chiesta e promessa tutti, salvo poi ritrarsi quando quella riforma, tanto agognata, si è concretizzata. Prima di decidere se votare sì o no – ha detto il Primo Ministro indicando la scheda elettorale – guardate la domanda. Cinque punti: disposizione per il superamento del bicameralismo paritario; riduzione del numero dei parlamentari, riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni, soppressione del CNEL, revisione del Titolo V». Temi affrontati uno per uno dal Premier che ha focalizzato l’attenzione sul bisogno a lungo sentito nella storia del Paese di superare il bicameralismo paritario e rendere più snello il sistema: «Noi siamo il Paese della burocrazia anche in Parlamento». Sostiene anche la necessità di garantire, inoltre, maggiore stabilità al sistema: «In questo Paese – ha ironizzato Renzi – durano più i gatti in autostrada che i Governo».
Sul finire, l’affondo rispetto al conservatorismo della “vecchia guardia” che si oppone al passaggio della riforma, schierandosi per il “no”: «Non ci sono alternative – ha incalzato il Premier – la scelta non è tra questa riforma e un’altra soluzione possibile. La scelta è tra il sistema attuale e questa soluzione che è una mediazione, una mediazione di livello molto elevato e molto buono, arrivata dopo Settant’anni in cui la vecchia guardia non ha fatto nulla». Punta il dito contro la trasversalità del fronte del “no” e sottolinea l’impossibilità per un raggruppamento tanto composito di elaborare una proposta alternativa. «Ma per fare politica, non basta parlare male dell’altro ma avere delle idee e delle proposte. Noi un’idea ce l’abbiamo ed è quella di un Paese che, tra vent’anni, sia leader in Europa e nel mondo. Non saremo noi a vederlo ma i nostri figli e, tuttavia, per fare il modo che questo cambiamento arrivi, bisogna cominciare a lavorarci adesso». E quindi l’appello finale: «In questi 39 giorni che restano, a chi voterà sì chiedo di mettersi in gioco direttamente per il futuro del Paese, lanciando comitati e iniziative perché questa è la riforma che cambia l’Italia: non lasciamola in mano a chi sa solo dire di no».