“Ricerca per la diagnosi veloce dei tumori, apertura al territorio e stabilizzazione del personale”, il dottor Budillon punta al futuro del CROM di Mercogliano
Pubblicato in data: 15/2/2016 alle ore:10:30 • Categoria: Attualità • Stampa Articolo«Ricerca per la diagnosi veloce dei tumori e per nuovi approcci terapeutici, apertura al territorio e stabilizzazione del giovane personale per una prospettiva di studi a lungo termine». Sono questi i punti cardine su cui dovrebbe ruotare l’attività del CROM di Mercogliano «una struttura all’avanguardia nel campo della ricerca con macchinari unici in tutta l’Italia meridionale ma che necessita di maggiore sinergia tra territorio e istituzioni». A parlare è il dottor Alfredo Budillon responsabile del Laboratorio di Farmacologia e Proteomica del Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano nonché dell’Unità di Farmacologia Sperimentale presso l’Istituto «Pascale» di Napoli la cui attività di ricerca verte sullo studio preclinico di nuove molecole con potenzialità antitumorali. Ma non solo. «In anni recenti abbiamo lanciato un progetto dedicato al “riposizionamento” di farmaci normalmente non utilizzati per curare il cancro ma che – spiega Budillon – studi epidemiologici hanno dimostrato avere un impatto positivo con effetti benefici sia sull’incidenza che sulla mortalità per cancro. Ad esempio un antiepilettico, come il comune acido valproico, o la simvastatina utilizzata per ridurre il colesterolo». Gli studi, in pratica, mirano a verificare se questi effetti vanno oltre l’epidemiologia: «Cerchiamo di capire se tali farmaci possono essere utilizzati per la cura del tumore e li analizziamo in associazione a quelli convenzionali utilizzati in oncologia sia i tradizionali chemioterapici che i nuovi farmaci a bersaglio molecolare». L’attività di farmacologia svolta a Mercogliano, dunque, si occupa di definire nuove strategie terapeutiche per i tumori solidi non ematologici in particolare per il cancro della prostata e i tumori del colon . Si tratta di un tipo di ricerca preclinica basata su linee cellulari o su animali da laboratorio sotto la cui cute vengono fatte crescere linee cellulari umane per mimare un modello più complesso e vedere se il tumore regredisce e studiare il meccanismo di azione molecolare. «Sulla base di questo approccio sono state pubblicate diverse associazioni precliniche e attualmente siamo riusciti a tradurre questi risultatiindue studi clinici condotti al Pascale in collaborazione col CROM– spiega il medico -. Il primo nei tumori del retto dove è stata evidenziata l’associazione di acido valproico con la radioterapia e la capecitabina; il secondo riguarda i tumori del cavo orale con l’associazione di acido valproico con il cisplatino e l’anticorpo monoclonale cetuximab».
Altro aspetto essenziale in tale ambito di ricerca è lo studio del “proteoma”, ovvero dell’insieme delle proteine espresse in un tessuto tumorale mediante tecnologie di elettroforesi bidimensionale e spettrometria di massa, che può permettere di identificare nuovi marcatori per la diagnosi e la prognosi dei tumori: «Lo studio del proteomadi una lesione tumorale confrontato con quello del tessuto normale, può aiutarci a identificare nuovi marcatori specifici di malattia che permettano nel paziente all’identificazione più precoce della presenza del tumore o della tipologia in modo da velocizzare cure e interventi per nuovi approcci terapeutici».
Di qui l’importanza della ricerca e della sua applicabilità in conoscenza, diagnosi e cura dei tumori: «sono piccoli passi avanti svolti da una comunità scientifica nel suo insieme – sottolinea -. Questa struttura nasce 8 anni fa da un piccolo gruppo di giovani ricercatori, all’epoca meno che trentenni, a cui bisogna dare una stabilizzazione dato che la precarietà non aiuta a lavorare in prospettiva». L’appello del dottor Budillon è rivolto sia all’IrccsPascale che alla Regione: «come ribadito nei confronti dei politici passati di qui – aggiunge – dalla presidente del Consiglio regionale D’Amelio, al presidente della V Commissione Sanità Topo fino al Governatore De Luca, oggi il CROMè una realtà consolidata su cui il Pascale ha fatto negli ultimi anni grandi investimenti». Oltre allo spettrometro di massa e allo spettrometro NMRsono presenti importanti strumentazioni per la Genomica, per diversi milioni di euro dei Fondi Pon, il ciclotrone, uno stabulario per la sperimentazione animale con micro-Pet e presto sarà aperto anche un laboratorio per la produzione di peptidi da utilizzare sia per la diagnosi che come farmaci. «Abbiamo deciso anche di collocare presso il CROMun nuovo strumento acquisito con fondi del Ministero della Salute per 1,2 milioni di euro per il quale – afferma – a giorni partirà la gara di acquisto. Si tratta di un robot automatizzato in grado di studiare contemporaneamente l’effetto di centinaia di molecole con potenzialità antitumorale su modelli cellulari. Da solo farà ciò che una persona fa in diversi mesi». Tecnologie utili non solo per la ricerca del Pascale ma soprattutto per essere offerte al territorio e aumentare le sinergie che in essere con strutture di ricerca come Biogem, Università del Sannio, Istituto di Scienze delle Alimentazione del Cnr di Avellino e altre strutture sanitarie locali. «Ci auguriamo che questo tipo di investimento possa essere un volano per potenziare ed allargare le sinergie a cominciare da quelle esistenti dato che – conclude – l’ambizione del CROMè quella di diventare punto di riferimento regionale e dell’Italia meridionale».